Wrap up di marzo


Questo mese me la sono presa comoda e ho letto relativamente poco. Il libro che mi ha impegnato di più è stato "Party of One" di Anneli Rufus perchè più che leggerlo, potrei dire di essermelo studiato e gustato con calma a piccole dosi. Questa è stata solo una delle prime letture per un progetto che immagino mi impegnerà mesi, se non anni, progetto che è il principale motivo per cui sto diminuendo le letture "di svago" per concentrarmi su argomenti specifici.
Ma passiamo al dunque e iniziamo con uno dei libri più belli del nuovo canon di Star Wars :)


Star Wars: Tarkin
di James Luceno
****
Gli anni della giovinezza di Tarkin svelano ciò che l'ha fatto diventare lo spietato stratega che abbiamo imparato a conoscere, e questi racconti si intrecciano abilmente con la storia principale che si svolge cinque anni dopo la nascita dell'Impero. Senza dubbio la parte più interessante è il suo rapporto con Vader: un'accoppiata micidiale che ho adorato in ogni scena e avrei voluto vederne molte di più. Una magnifica aggiunta al nuovo canon.




Libera scienza in libero stato
di Margherita Hack
**
Mi aspettavo che fosse una lettura utile, cosa che non è stata. Un elenco di problemi, con qualche ipotetica soluzione che lacia il tempo che trova. 
Quello che un po' mi ha anche dato fastidio è quando, parlando delle scuole private, ha fatto di tutta l'erba un fascio. Non conosco le altre, ma io mi sono fatta otto anni in una scuola privata coi controc*zzi perchè i miei volevano darmi un'istruzione superiore (senza aiuti dallo stato!) e sapevano che sarebbe stata dura e che avrei passato sui libri 12 ore al giorno per sei giorni a settimana, con degli insegnanti in gran parte eccezionali, specialmente quella di italiano, pace all'anima sua. Quindi che mi si venga a dire che in tutte le scuole private non si studia niente, che gli esami sono una farsa e che gli insegnanti sono pessimi e alle prime armi, per me è un insulto. Non metto in dubbio che sia così in certi casi, ma non è sempre questa la realtà. E incolpare le scuole private, le persone che ci mandano i propri figli, quelli che ci insegnano e quelli che ci studiano per lo stato in cui versa la scuola pubblica, a me sinceramente sa tanto di italico scaricabarile.




Nevermore
di Kelly Creagh
*
Fammi capire... L'ovviamente bionda e ovviamente popolare cheerleader (con un nome Regency, tanto per cambiare) che per un compito di letteratura su Edgar Allan Poe viene messa dall'insegnante in coppia con l'ultra-goth e supermisterioso (ma anche no) tizio, il quale poi deve vedersela con l'inspiegabilmente incazzata combriccola e con l'ovviamente geloso fidanzato di lei che ovviamente è il quarterback e ovviamente si chiama "Brad" come tutti i bulletti dei film e ti prego basta. 
E hai scomodato il santissimo Edgar per questa roba? Mi stanno sanguinando gli occhi.




Il vampiro
di John William Polidori
****
Prima di Carmilla, prima di Dracula e mooolto prima di Lestat, il breve racconto di Polidori è una pietra miliare della letteratura gotica. <3




Leggere
di Corrado Augias
***
Carino :) Diciamo che va preso come un'opinione personale su alcuni libri (quasi tutti classici) a cui l'autore è affezionato, e non come un saggio vero e proprio. Per questo motivo, il titolo e il sottotitolo sono fuorvianti, ma è comunque una lettura veloce e piacevole.




Quiet: il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare
di Susan Cain
**
Ok.... *sospiro esasperato*... non do una sola stella a questo libro solo perchè apprezzo a prescindere l'impegno che ci ha messo e tutta la ricerca che ha fatto. 
Si vede che ne ha fatta tanta. 
Troppa.
Io sono uno di quei casi di introverso da manuale che sforano clamorosamente nella fobia sociale. Insomma: un'introversione con gli steroidi. Con tutto il disagio che ne deriva e tutte le difficoltà per "funzionare" decentemente nel mondo. Speravo quindi che un libro del genere fosse un'ispirazione, un supporto concreto, un compagno d'avventura che potesse aiutare gli introversi a sentirsi meno soli in questo mondo assordante. Invece mi viene da pensare che quella che non sa smettere di parlare - per citare il sottotitolo - sia proprio l'autrice.
Questo è un mattone di 415 pagine (di cui 57 solo di note) in cui la Cain sproloquia a ruota libera senza un apparente filo logico e non riesce a fare un discorso interessante per più di un paragrafo. Quando pensi "oh, finalmente questa parte è intrigante!" ecco che ti ammorba con 15 pagine di studi, statistiche, percentuali, citazioni e ripetizioni infinite di un concetto che avrebbe potuto essere riassunto in due righe.
Estenuante.
E non comincio neanche a parlare dei vari "casi di gente famosa" perchè mi sale il latte alle ginocchia solo al pensiero. 
Occasione sprecata e soldi buttati.



Vukovlad
di Paolo Maurensig
****
Maurensig si era meritato un posto tra i miei scrittori italiani preferiti già con Canone Inverso, e con Vukovlad l'ha confermato. In queste pagine ho sentito tutte le sfumature del vecchio romanzo gotico, raccontato con il suo consueto stile colto ed elegante, dimostrando che si può usare un lessico ricercato senza risultare pretenziosi (tipo Eco...). Questa è classe.



Star Wars: I signori dei Sith
di Paul S. Kemp
***
Deludente. Si meriterebbe solo due stelle e la terza è esclusivamente per Vader.
Andiamo per ordine: 
- la prima cosa che non quadra è il titolo. Uno si aspetta che la storia abbia Vader e Sidious come protagonisti, invece per tre quarti del tempo si parla di una banda di ribelli twi'lek
- qualsiasi sia il leitmotiv, è debole... se l'intenzione dell'autore era quella di approfondire la nostra comprensione del rapporto tra i due sith (almeno è questo che sembra, visto il titolo), allora avrebbe potuto farlo in modi molto più avvincenti, e magari non relegando quello che dovrebbe essere il fulcro della questione a dei siparietti 
- i dialoghi sono roba da telegramma: trovare un discorso che contenga più di due frasi è un'impresa
- descrizioni deboli e ripetitive: questo punto è stato davvero frustrante. Ogni volta che un twi'lek parla o fa qualsiasi cosa, dobbiamo sorbirci la descrizione di come si muovono i suoi lekku. Ogni volta che Vader fa qualcosa, l'autore ci ricorda fino alla nausea che "s'immerge nella forza". Ogni volta che Sidious parla con Vader, finisce ogni frase con "amico mio", e sghignazza, e sogghigna e sorride di continuo... fino al *facepalm* finale dove arriva pure a strofinarsi le mani, roba che gli manca solo di accarezzare un gatto bianco per diventare il classico cattivone dei cartoni animati
- la banda di ribelli su cui si concentra la storia non ha alcuna attrattiva, nessun personaggio a cui ci si affeziona, ogni volta che ne muore uno (eddai, non ditemi che è uno spoiler, lo sappiamo fin dall'inizio che finisce male per loro!) non rimane altro che un nome, nessuna emozione. Non ce ne frega nulla, insomma. E visto che questi sono i personaggi più ricorrenti nel libro (e che dovrebbero essere "i buoni"), il fatto che non ce ne freghi nulla non è una cosa positiva.
Alla fine è stata una noia assoluta con qualche sporadico momento interessante: ovvero quando entra in scena Vader. Posso dire senza dubbio che lui sia la sola e unica parte apprezzabile di questo libro. Nella prima metà lo si vede in pieno stile "ultima scena di Rogue One" (infatti all'inizio ero esaltatissima all'idea di leggere 300 pagine su questo tono); nella seconda metà invece le cose cambiano e ci si concentra sul rapporto tra lui e Sidious, che è comunque molto interessante, anche se ti sale il nervoso perchè vorresti che questa cosa venisse approfondita di più e invece l'autore di dirotta continuamente sull'insignificante banda di Syndulla & co.
Insomma, un'occasione sprecata per scrivere una storia VERAMENTE incentrata sui "cattivi" di SW. Cosa che invece era riuscita magistralmente a James Luceno con "Tarkin".



Poesie
di Emily Dickinson
*****
- mi rifiuto di criticare la poesia come regola generale -



Le 5 ferite e come guarirle
di Lise Bourbeau
***
Le 5 ferite sono uno di tanti modi per identificare un individuo, in questo caso basandosi sui traumi avvenuti nella prima infanzia. E come gli altri metodi, anche qui bisogna distinguere gli esempi puri dalla realtà, che di solito è un miscuglio di tutte le tipologie in percentuali variabili. 
E' senz'altro un libro che fa riflettere e che può portare a galla un bel po' di mostri. Di argomenti su cui lavorare ce ne sono molti e secondo me richiede una lettura lenta e graduale o più riletture per metabolizzare tutto. Meglio se tenendo un diario.
Alla fine però non ci si deve aspettare una risoluzione. Quel "come guarirle" del titolo potete dimenticarvelo. Come tutti i libri di self-help, soprattutto quando riguardano un passato traumatico, non risolve nulla. Non illumina d'immenso. E continuerò sempre a dire che l'unico modo è la psicoterapia. La Bourbeau è una che fa (costosi) seminari e i suoi libri mirano chiaramente a portare il lettore sulla strada della conferenza. Anche il costante e insistente richiamo ai suoi altri libri lo dimostra. 
Quindi consiglio di usare questo libro come strumento di riflessione senza prendere nulla per oro colato e senza contare in quanti punti vi ritrovate e in quanti no.




Zanne
di Piero De Fazio
*****
Una delle prime cose che ho notato - con gran sollievo e sorpresa - è che questo libro è scritto talmente bene che non mi ha nemmeno dato fastidio l'uso della prima persona al presente... cosa che ho sempre trovato intollerabile. Quindi siamo già a buon punto. Per me lo stile di scrittura vale tantissimo e, più leggo, più divento esigente. In questo caso non c'è stata una virgola fuori posto e mi sono anche fermata più di una volta a rileggere dei passaggi particolarmente ispirati (la metafora lacrima/perla, pos.824, per dirne una).
La storia in sé parte bene - sembra un poliziesco, penso - e poi già dopo poche pagine, colpo di scena, prende una piega inaspettata e ne viene fuori un racconto davvero molto originale.
Non so se sia previsto un seguito, ma se ci fosse lo leggerei volentieri. :)




Party of one: the loners' manifesto
di Anneli Rufus
****
Non è proprio "il libro che vorrei tanto leggere" sull'argomento, ma è comunque infinitamente meglio di Quiet. Anche se bisogna specificare che non trattano proprio la stessa materia. Quiet era più generico, parlando in generale di introversione; Party Of One, invece, è specifico: parla di quelle persone che non sono semplici introversi, bensì solitari. Ovvero chi non si limita a cercare un po' di solitudine ogni tanto per ricaricarsi, ma chi preferisce stare il più possibile da solo. 
Ritrovandomi in questo sottoinsieme, è chiaro che ho apprezzato questo libro più di quello della Cain, ma penso sia comunque migliore considerato lo stile e il fatto che la Rufus non mi abbia ammorbata con centinaia di pagine di inutili ricerche e statistiche. Preferisce infatti le testimonianze di gente comune, in cui è più facile immedesimarsi. 
Purtroppo per quanto ne so questo libro non è stato tradotto in italiano. Un vero peccato, perchè merita.




Lettere a un giovane poeta
di Rainer Maria Rilke
***
Ho sentito nominare per la prima volta questo libro guardando Sister Act 2... quindi si parla di 24 anni fa. E' sempre stato nella mia wishlist mentale ma solo ora ho deciso di procurarmelo e leggerlo. E come accade spesso quando un libro rimane in wishlist per troppo tempo, le aspettative erano troppo alte. Indubbiamente ci sono dei passaggi stupendi (e ho preso nota di tutti perchè vale la pena ricordarseli e rileggerli), ma sono concentrati quasi tutti nella prima metà. Il resto, ad essere sincera, è stato molto noioso (tipo la lettera di Natale... per carità). E' un libro che consiglierei comunque, perchè le parti belle sono dei gioielli della letteratura. Piccoli gioielli in un lago di noia, ma gioielli rimangono.
Consiglio di leggere bene anche la prefazione con la biografia di Rilke e l'introduzione dove si dà un contesto a queste lettere, per capire un po' meglio i suoi pensieri. 

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