letture di gennaio (seconda parte)

Led Zeppelin
Una storia orale
di Barney Hoskyns
voto: 3/7

Di tutti i libri che ho letto sui Led Zeppelin (e con questo fanno undici!), questo è sicuramente il peggiore. 
Non è una storia romanzata come il classico "Il Martello degli Dei" di Davis, né un lungo botta e risposta come "Luce & Ombra" di Tolinski. 
Questo libro di Hoskyns è una collezione di citazioni di un sacco di gente messe per lo più in ordine cronologico (ma non sempre) cercando di raccontare in questo modo la storia della band. Insomma, è come ostinarsi a lavorare ad un puzzle, sapendo che tre quarti dei pezzi sono mancanti e metà di quelli disponibili sono sbeccati e consunti. Praticamente, usando un francesismo, sta roba è 'nnammerda.
L'autore, o per meglio dire "il collezionista di citazioni", ha dato davvero pochissimo spazio alle parole dei quattro membri della band, preferendo puntare su roadie dal dente avvelenato, collaboratori arroganti come Glyn Johns e groupie attempate: egocentriche, invidiose galline come solo loro sanno essere. 
Ebbene, la storia di una band è fatta anche dai suoi fans, ma nessuno si è mai degnato di riportare le parole di uno di loro all'uscita di un concerto, o di uno degli innumerevoli musicisti cresciuti ascoltando i loro dischi, per registrare ciò che veramente quella musica provocava nell'animo della gente: l'importanza che ha avuto per un'intera generazione, e più di una.
Si preferisce sempre parlare delle solite stronzate: le camere d'albergo distrutte, i problemi con la droga (mai tanto esasperati ed ingigantiti come in questo libro), le solite storielle sull'occulto che dimostrano la bassezza etica e l'ignoranza becera sia dell'autore della citazione che del "collezionista". 
Come bonus, c'è da dire che il corsivo come enfasi è usato senza alcuna cognizione di causa e le immagini in bianco e nero sono talmente scure che spesso non si distinguono nemmeno i volti: poteva francamente fare a meno, almeno risparmiava un po' d'inchiostro.
Se le prime pagine sembrano avere un'impronta mediamente positiva, il resto del libro va sempre più verso il lato opposto, mettendo in luce solamente le cose più negative, e si arriva alla fine con la netta sensazione che un lettore che non sa nulla degli Zeppelin finirebbe facilmente col pensare che Plant sia una specie di mistico e che Page sia una merda totale (e che Jones sia inesistente, tanto per cambiare).
Solo su una cosa la linea del libro è nel giusto: ci sono due fazioni. Da una parte chi appoggia Plant e dall'altra chi sta per Page. E io sono di parte, quindi evito di dire come la penso altrimenti finisco domani.
Non ne consiglio la lettura: non dico che esistano libri stupendi sugli Zep, perchè purtroppo non è così, ma tutti gli altri, anche se largamente imperfetti, sono comunque meglio di questo. 
Vorrei dire che mi piacerebbe leggere un'autobiografia di Jimmy, ma lui ha già detto che, se mai ci sarà, verrà pubblicata postuma... perciò spero di non leggerla mai, perchè il solo pensiero che se ne vada mi riempie di angoscia.



Il principe Lestat
di Anne Rice
voto: 6/7

La regina è tornata, gente!!
Dopo anni di libri penosi incentrati sugli angeli di cui fortunatamente mi sono risparmiata la lettura, si è evidentemente resa conto che Lestat tira di più. Ma non è che tutti i libri delle Cronache dei Vampiri siano stati eccellenti... gli ultimi li poteva evitare... quindi devo ammettere che questo libro è stata una piacevole sorpresa, come se finalmente avesse ritrovato il talento da cui aveva attinto per i suoi primi lavori.
E sono felice che abbia aspettato e che abbia scritto questo libro in un momento storico come questo, perchè negli anni 70, quando è stato pubblicato il primo volume, il mondo non era pronto per una storia come quella tra Lestat e Louis, quindi lei era costretta a farlo capire tra le righe. 
Beh, non più... questo è un coming out... ed era ora XD

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