appunti sparsi


Di una cosa, mi sono accorta: più leggo, più divento esigente, meno tempo voglio perdere leggendo qualcosa che non mi piace, e meno mi sento in colpa se un libro che non mi piace è ritenuto un classico. Li chiamano "classici" e ci si aspetta che siano osannati da tutti... ma se per te non è così, hai quasi paura a dirlo per non sembrare una stupida che non ne ha compreso la grandezza.
Ecco, più si legge, più anche quel complesso d'inferiorità passa.
E non si ha paura di dire cose del tipo:
- "Il vecchio e il mare" fa cagare (scusate la rima)
- Umberto Eco è un parruccone snob convinto che l'epicità di un libro stia nella quantità di vocaboli che il lettore è costretto a cercare sul dizionario, piuttosto che nella trama
- i libri di divulgazione scientifica sono cosa buona e giusta, ma sapere e saper insegnare sono cose molto diverse
- nessuna zuppa diventa più buona quando l'allunghi, e la stessa cosa vale per i libri
- i traduttori che scelgono titoli accattivanti ma che nulla hanno a che vedere con l'originale e con la trama devono andare a raccogliere banane in Islanda (sì, Newton e Compton, sto parlando soprattutto di voi)
- quando il nome dell'autore è più grande del titolo, c'è qualquadra che non cosa
- parafrasando Andreotti, si fa peccato a giudicare un libro dalla copertina, ma spesso ci si indovina (scusate la rima... di nuovo)
- se per leggere un libro agevolmente sei costretto a "rompere il dorso", quella casa editrice è il diavolo (Uno Editori e Macro Edizioni: disonore su di voi e sulla vostra mucca!)
- i MiniMammut della Newton e Compton sono stati creati da Stan Lee per essere letti esclusivamente da Clint Barton
- sfatiamo il mito: il libro NON è sempre meglio del film

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